martedì 12 gennaio 2010

LA LINGUA DELLE STELLE

"All'inizio fu la Parola e la Parola era presso Dio e Dio era la Parola. Essa era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lei e senza di Lei nessuna delle cose create è fatta."
(Giov. I, 1-3)

Nelle mitologie arcaiche l'opera iniziale della creazione è il suono, vibrazione del nulla, che si riveste di corpo e si offre come prima manifestazione dell'Invisibile nel visibile. Gli dèi creatori sacrificano i loro corpi sonori per conferire esistenza al mondo. Gli esseri creati restituiscono al cielo i loro corpi come sacrifici vocali.
Gli alfabeti sono usciti alla luce in regioni diverse, sotto lo tesso cielo, in terre situate tra il 20° e il 45° paralleo Nord.
L'epopea assiro-babilonese della creazione (Enuma Elish, II millennio A.C.), apre dichiarando che il mondo iniziò quando "i cieli ebbero nome".
La corrispondenza tra i corpi celesti e le lettere dell'alfabeto era proclamata con certezza da Cornelio Agrippa di Nettescheim.
Ad esempio, le prime lettere semitiche, Aleph, Beth, Gimel, sono immagine delle prime tre costellazioni zodiacali.
Le costellazioni dello Zodiaco sono vive e terrene, esse si esprimono attraverso simboli in forma stilizzata di animali. Le costellazioni Galattiche sono morte, sono eroi (Orione, Auriga, ecc.) o uccelli mortiferi e offrono le loro icone al culto.
Scrive M. Schneider (Il significato della musica, Rusconi 1970) riferendosi al Messico e all'Oriente, "Gli uomini sono i vivi, mentre i veri dèi sono morti. Gli dèi semivivi si possono trasformare in veri morti, cioè in dèi benefici, solo se li si uccide con le mistiche frecce (sillabe) del canto umano".
Prima di divenire alfabeto, la sequenza dei glifi astrali destinati a diventare lettere ebbe altre destinazioni, che ne stabilirono il numero, le forme e l'ordine.

Per una completa comprensione e trattazione dell'argomento vedasi l'illuminante testo: "L'Alfabeto scende dalle stelle, sull'origine della scrittura", Giuseppe Sermonti, Mimesis 2009.

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